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Lucca, la festa dei folli – di Francesco Lodato

cortomaltese per francesco  C’e una festa dei folli in Italia che non si svolge a ridosso della Quaresima.

È un Carnevale festeggiato da 49 anni nella notte delle streghe e nel giorno di ogni santi.
È momento lungo quattro giorni, in cui la medioevale Lucca nella regione che fu culla del Rinascimento, si veste con colori sgargianti accogliendo migliaia di volti e maschere da ogni dove. È una connessione tra mondi dell’immaginario, un baccanale, un banchetto di emozioni, sensazioni e dimensioni che si incontrano e si cercano dimostrando che, sebbene cerchino di farcelo credere, l’immaginazione non è ancora morta.
Dal passato al futuro, dal sacro al profano, dall’est all’ovest, dalla carta alla celluloide, dalla parola alla musica, dalla storia verso l’ignoto: universi che collidono generando creatività, creando opportunità culturali rivelandoci una pericolosa verità: esistono persone nel mondo che hanno fatto dei loro sogni un mestiere e che di questo vivono serenamente.
Dal libro al videogame: dalla narrazione orale a quella visuale sospesa tra ieri e domani in bolle virtuali dove le emozioni si trasformano in stimoli audiovisivi portati all’eccesso nel tentativo di rendere reale il virtuale: il postmoderno incontra i suoi genitori ammettendo che anche guardando al futuro la parola ed il disegno sono elementi chiave dei nuovi linguaggi ludici.
La tradizione religiosa e quella pagana si incontrano nelle chiese e negli oratori ospitando le conferenze dei grandi scrittori del fantasy contemporaneo, per 96 ore, i santi ascoltano silenti uomini e donne che parlano di Elfi, Fate e Magia.
ballata x francesco
Tra le mura della città medievale, l’est incontra l’ovest ed i migliori mangaka del mondo incontrano il loro pubblico confrontandosi con gli autori dei Comics americani e dei fumetti europei: per quattro giorni “Una ballata del Mare Salato” diviene la “Divina Commedia” del popolo dell’immaginario, individui che non hanno paura di conoscere ciò che si muove, culturalmente parlando, al levare ed al tramontare del sole.
Siamo i creatori di Pulcinella, Arlecchino e Balanzone, siamo gli eredi della Magna Grecia ed i padri della Commedia dell’Arte: per questo durante il Carnevale riempiamo le strade con maschere e costumi, perché fanno parte della nostra tradizione, del nostro retaggio.
Nel paese del sol levante c’e una tradizione che, con le dovute differenze, appartiene a noi ed ai greci: il teatro, precursore del cinema ed erede della poesia cantata, il luogo dove il rito e la devozione si sono trasformati in spettacolo ed intrattenimento, il luogo dove le maschere degli dei e degli eroi prendevano vita.
per francesco 2Oggi lo chiamano “Cosplay”, un termine anglofono per internazionalizzare il concetto del cacciatore che indossa la pelle dell’animale cacciato per ottenerne il potere, del devoto che indossa la maschera della divinità per ottenerne il favore ed oggi, di colui che indossa il costume di un eroe per vincere l’impotenza sociale dell’individuo.
Possediamo il terzo evento mondiale del settore perché siamo un popolo di Poeti, di Santi e di Navigatori, siamo Italiani e le nostre radici culturali non verrano mai recise del tutto: fanno parte di noi ad un livello tale da diventare meccanismi inconsci del piacere pertinente.
Se l’ignoto fa paura, allora noi siamo stimolati a conoscerlo, ad esplorarlo ed affrontalo, fisicamente, emotivamente e culturalmente: non è per debolezza che siamo esterofili, ma per curiosità, non per mancanza d’identità, ma per la poliedricità delle nostre origini assimiliamo con facilità l’arte, la cucina e le tradizioni degli altri paesi.
Per questo mangiamo Pizza, Hamburger e Ramen, non è facile spiegarlo ma la commistione culturale presente a Lucca durante i giorni dei “Comics” è simile ad un viaggio all’inseguimento del sole, da un estremo all’altro della Terra in cerca di qualcosa oltre l’orizzonte, un viaggio dentro chi siamo oggi e come cerchiamo di reagire al mondo che ci circonda.
Possiamo scegliere di ignorarlo, o accettare che i nostri giovani, gli stessi costretti a partire in cerca a di lavoro, abbiamo capito quanto la natura multiculturale del nostro retaggio li renda cittadini del mondo molto più delle generazione stanziale che li ha preceduti.
Oggi i ragazzi imparano l’inglese dai videogame, dai cardgame, dai fumetti e dai libri, interessandosi all’intrattenimento migliorano loro stessi, è questo che succede quando l’immaginazione prende il sopravvento: il colore che sconfigge il grigio tenebroso della quotidianità, sociologicamente Lucca Comics & Games non è solo un evento culturale o fieristico, è una risposta emotiva.
La grande partecipazione e la piena tranquillità, l’atmosfera che si registra nei quattro giorni di incontri, conferenze, proiezioni, dimostrazioni sono una risposta al male che avvelena la modernità, sono la reazione al lento spegnersi dell’individualismo contro la massificazione.
per francesco
Non c’è futuro senza immaginazione, senza sogni siamo solo marionette manipolabili e questo tipo di società non ci appartiene, per questo 400.000 persone percorrono le strade di Lucca in quattro giorni: per dire che siamo ancora capaci di pensare, di immaginare, di sognare, di sperare.
Cultura popolare come espressione di quello che si agita nel ventre della società, di quella volontà di disobbedire pacificamente con un passo indietro, facendo tutto ciò che per i nostri genitori e per i nostri nonni era sbagliato: riscoprire la nostra infanzia come momento di catarsi emotiva esplorando l’altro da se attraverso la commistione di strutture ludiche e culturali talmente elaborate e diversificate da trasformarsi in arte vera e propria.

Francesco Lodato

Impressioni su Lucca Comic & Games 2015 – di Carmen Brucato

Lucca è un’esperienza.

   Non esiste probabilmente modo migliore per definirla. Per tutti gli appassionati del settore – e non solo –, per tutti coloro che nutrono interessi per questa cultura parallela alle per carmen 2grandi Arti, Lucca è l’appuntamento annuale immancabile. Girando per le strade acciottolate della zona interna alle mura di Lucca, si respira aria di festa e di passione, ma non solo. Qui ogni anno si riuniscono centinaia di migliaia di appassionati, curiosi e addetti ai lavori pronti a condividere un pezzo di queste incredibili culture che si incontrano a Lucca.
Fumetti e giochi, ma anche film, telefilm, letteratura e altro ancora: tutto si incontra in un amalgama   equilibrato nutrito da centinaia di fanatici, emozionati dalla possibilità di incontrare migliaia di persone con le stesse persone, oltre che i propri idoli e i propri miti.

E quest’anno, ovviamente, non è stato da meno.

Con oltre quattrocentomila visitatori, cento ospiti da tutto il mondo – con ad esempio Steven Moffat (sceneggiarore e produttore televisivo britannico), Gabriele Salvatores (regista italiano), Andrzej Sapkowski (scrittore polacco), James O’Barr (fumettista americano), Joe Dever (scrittore e autore di giochi inglese) e Yasuhiro Nightow (fumettista giapponese) -, dozzine di proiezioni e anteprime, incontri e interviste, eventi e iniziative di ogni genere, questa edizione ha riconfermato Lucca come la terza più importante fiera mondiale.

Esserci, come già detto, è un’esperienza. Una magnifica esperienza.

Sono stati quattro giorni frenetici, pieni per carmen 3di posti da visitare, eventi a cui assistere, persone da incontrare, padiglioni da esplorare, proiezioni da vedere, e tutto sul filo del rasoio di un tempo che non basta mai per fare tutto quello che si vorrebbe. La fiera si allarga per tutta la zona interna alle mura, abbracciando padiglioni e persone e costringendoti a camminare interminabilmente prima di affrontare file e confusioni. Ma a fine giornata l’unico sentimento che si prova è la soddisfazione, non si può non restare ammaliati dalla palpabile magia della fiera che, pur lasciandoti completamente privo di energie e spesso anche dolorante, ti fa sentire sempre pronto a fare di più, vedere di più, esplorare di più. I personaggi che firmano autografi, rilasciano interviste o tengono eventi, poi, sono così tanti che è impossibile vederli tutti.
Camminare per le strade di Lucca vuol dire essere investiti da una tempesta di colori, odori, suoni e impressioni. Sono quattro giorni quasi da favola, in cui non si può evitare di rimanere contagiati dall’entusiasmo generale che ti circonda. Centinaia di costumi colorati amplificano ancora di più la sensazione di camminare in un villaggio fiabesco – i Cosplay, la nuova arte del travestirsi come personaggi immaginari che abbiamo assimilato dall’oriente, sono sempre più celebri e diffusi –, un vociare continuo di persone allegre che incontrano, rincontrano, scoprono e trovano amici, dozzine di negozi che si addobbano per l’occasione, allestendo le vetrine con fumetti, poster e pupazzi o, addirittura, cambiando interamente gestione, trasformandosi in negozi temporanei di gadget e oggettistica “nerd” varia, l’emozione palpabile dell’attesa di incontrare miti della tua infanzia o dell’attualità, tutto rende l’atmosfera di Lucca pregna di un’energia che difficilmente si riesce a sentire altrove.
per carmen 4Migliaia di persone pronte ad affrontare file di ore per ottenere autografi da un personaggio famoso, altre ad attendere ancora di più per un disegno con dedica. Ci sono scrittori e disegnatori disposti a rimanere stoicamente seduti dopo ore ore estenuanti di firme e autografi, rinvigoriti solo dal sorriso dei propri fan. Autori di ogni età pronti a scambiare due parole con chiunque passasse a trovarli, e a ricompensare i fan con un sorriso sempre pronto nonostante la stanchezza. Organizzatori e membri dello staff correre da un angolo all’altro della fiera ad ogni occorrenza, per venire incontro ad ogni esigenza di visitatori, stampa e ospiti. Tutti danno il meglio di sé in questi giorni, divorati in un vortice folle di passioni e colori che impedisce a chiunque di restare indifferente.
Ogni giorno a chiusura dei padiglioni si possono vedere le ultime persone aggirarsi esauste ma soddisfatte per la fiera, in cerca del cibo che gli infiniti punti di ristoro offrono quasi 24 ore su 24 e pronti ad assistere a qualche proiezione o ad andare a bere una birra con gli amici, consci di poter trovare, nel tavolino accanto, ospiti e VIP che chiacchierano gomito a gomito.

Sono quattro giorni magici che nessuno vorrebbe finissero mai.

Ma purtroppo tutto ad un certo punto ha una fine.

L’ultimo giorno giorno è sempre pieno di entusiasmo, ma la tristezza per l’imminente conclusione comincia a serpeggiare, insieme alla stanchezza, nei cuori dei visitatori. E quando finalmente quel momento arriva, a fine giornata, le strade sono molto più silenziose del solito. La città sembra essersi quasi richiusa in sé stessa. Dopo le sette dell’ultimo giorno non si sente più quel vociare allegro che ti ha fatto compagnia a tutte le ore dei giorni precedenti. Le persone si aggirano piano, silenziosamente, trascinandosi dietro gli ultimi acquisti e la tristezza, consapevoli che è finita. Subito gli stand cominciano ad essere svuotati, i padiglioni puliti, finché non restano che gli scheletri di quel che era stato pronto, l’indomani, ad essere smantellato.
E la mattina successiva la città sembra quasi risvegliarsi dal torpore, come se si riprendesse dall’ubriachezza folle della fiera.
E non ci resta che andare via, portandoci dietro i nostri acquisti, la nostra stanchezza e le tonnellate di incredibili ricordi che siamo riusciti ad accumulare in questi quattro, brevi, giorni di fiaba.

Carmen Brucato

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