Un atto creativo attinge a differenti registri, mi sono ispirata forse indegnamente a Amore, direi che l’ho fatto con la beltà dell’umiltà, ho invocato le Muse che sapientemente hanno guidato la mia mano a scolpire parole che potessero descrivere il riverbero di emozioni che si facevano strada nei meandri di ricordi andati: Calliope e Talia per assistermi nella composizione della poesia del narratore che riproduceva note dalle tinte scure e chiare, piene di tristezza e riflessione per poi sollevarsi e navigare nella lieta gioia e spensieratezza leggiadra, Euterpe per scegliere la musica che doveva accompagnare la mise en scène de la pièce de téatre, Tersicore che accompagnasse i passi della danza che serviva a rappresentare le emozioni scaturite dal cuore e dai dialoghi dei personaggi scelti, ora seduttivi ora carichi di risentimento e delusione, ora celebranti la vita ora lenti e pesanti pronti a scolpire movimenti carichi di simbologia di morte e decadenza.
L’opera che ha preso forma ha giocato con l’Animus e l’Anima interiore; descrivere le corde che ha toccato è arduo, vi sono segreti sepolti nella coscienza che ha creato un ponte con l’oscuro inconscio ; non è facile, e forse il velo di Maya deve adagiarsi su tutto ciò che non è dato sapere.
Coloro che hanno il piacere di leggere quest‘opera si troveranno da un lato a varcare le soglie del sentire di chi lo ha ideato, ovvero la sottoscritta, e dall’altro sarànno condotti in versi e in prose appartenenti ai grandi autori, scelti con perizia, che hanno cantato di Amore. Questa è un atto creativo che nasce per il teatro ma si può anche adattare alla lettura. Lasciate che i versi e la parola vi penetri, attivate il registro del vostro sentire. Parlare di Amore non è semplice, non voglio essere presuntuosa, non vi sono soluzioni, ma semplicemente vi sono parole che cercandone altre, compongono frasi che possono far vibrare emozioni, forse.
Ogni verso composto o scelto vuole essere una modesta riflessione sull’Amore che tanto ricerchiamo e agogniamo, idealizziamo, viviamo. Ho indossato per un po’ in questo atto creativo le ali di Amore e ho attraversato richiamandole, tutte le emozioni che ho provato e forse proverò nella mia vita.
Creare attira a sé Amore, culla la vita e la morte, instilla un seme che spera di far crescere, vi sono dei momenti di perdita e altri in cui il germe riverbera forte e trova la sua strada, in quanto è quello in suo destino.
Amore crea sempre e comunque, al di là della nostra comprensione, non sono necessarie pozioni, è un Sentire che vuole passione, ardore, disillusione, la libertà del giudizio quindi addio pregiudizio.
Buona lettura.
( Se volete potete richiedere la messa in scena alla sottoscritta in privato potete scrivermi. L’opera e soggetta a copywriter. L’Opera è già stata messa in scena due volte)
(le 9 Muse)
Amore Fatale… Oh Fatal Amor …
Narratore ( di Ester M. A. D’Agostaro)
Amor Fatale …. Oh Fatale Amor
Esta è una legge dell’Amor? Deh esto è il rito
Connubio di antiche nozze…
Nozze che sanno di sangue color rubino.
Amor che va ogni oltre ogni confine dell’umano giudizio
La vittoria non porta alcun vessillo
Il Fato è il vincitore
Di un gioco infinito tra essere e apparire.
Volto sublime ha Amor
L’uomo è il cavaliere senza macchia,
il fratello, la donna, la famme fatale che avanza a passo di dansa,
si nasconde nei meandri di un cuor che lotta con la ragione.
Antico è il suo apparire e va ogni qual si voglia Perire.
Eva si accompagna a Lilith e assaggia il fuoco della Sapienza
Lo restituisce a noi umani.
Fatale dire il suo, celato in uno scrigno
La chiave giace sotto il segno di Amore.
Oh Fatale Amore a cui grandi poeti hanno dedicato il Verbo invocando Muse…
Allor Signori e Signore chiediamo all’Antica Grazia
Che scenda in mezzo a noi
La parola si insinui nella nostra mente e giochi leggera con il vigile sentire.
Non abbiate timore del beato ardire.
Le visioni sono impalpabili illusioni.
Attraversate le soglie
Scoprite le armonie di un cuor che batte
Perdetevi nel suono del sacro dire
Lì nell’invisibile orizzonte scoprirete
L’ineffabile
Oh quanto l’Amore è Fatale … E.M.A.D
La Belle Dame sans merci di John Keats
“Per i prati vagando una donna
Ho incontrato, bella oltre ogni linguaggio,
Figlia d’una fata: i capelli aveva lunghi,
Il passo leggero, l’occhio selvaggio.
Una ghirlanda le preparai per la fronte,
Poi dei braccialetti, e profumato un cinto:
Lei mi guardò come se mi amasse,
E dolce emise un gemito indistinto.
Sul mio destriero al passo la posi,
E altro non vidi per quella giornata,
Ché lei dondolandosi cantava
Una dolce canzone incantata.
Mi trovò radici di dolce piacere,
E miele selvatico, e stille di manna;
Sicuramente nella sua lingua strana
Mi diceva, “Sii certo, il mio amore non t’inganna”.
E mi portò alla sua grotta fatata,
Ove pianse tristemente sospirando;
Poi i selvaggi suoi occhi selvaggi le chiusi,
Entrambi doppiamente baciando.
Poi fu lei che cullandomi
M’addormentò – e, me sciagurato,
Sognai l’ultimo sogno
Sul fianco del colle ghiacciato.
Cerei re vidi, e principi e guerrieri,
Tutti eran pallidi di morte:
“La belle dame sans merci”, mi dicevano,
“Ha ormai in pugno la tua sorte”.
Vidi le loro labbra consunte nella sera
Aprirsi orribili in un grido disperato,
E freddo mi svegliai, ritrovandomi lì,
Sul fianco del colle ghiacciato.
Ed ecco dunque perché qui dimoro,
E pallido indugio e solo,
Anche se sono avvizziti i giunchi in riva al lago,
E nessun uccello canta, prendendo il volo”
Romeo e Giulietta monologo di W . Shakespeare
Quando si ama al massimo
delle nostre forze ,spesso
si rovina cio’ che amiamo.
La parole contengono falsita’
e artifizi; E’ nello sguardo
il linguaggio del cuore
evitate di esprimere giudizi,
poiche’ tutti siamo peccatori
E cos’altro puo’ essere l’amore se non una
segreta pazzia, una opprimente amarezza
e una benefica dolcezza.
se l’amore ti si dimostra acerbo, mostrati tu acerbo con l’amore, pungi amore per averti punto,e riuscirai cosi’ a domarlo.
Don Giovanni, di Moliére – Atto Primo – Scena Seconda
Come! Vorresti che un uomo fosse costretto a limitarsi alla prima donna che gli piace, che rinunciasse per lei a vivere e che non avesse più occhi per nessun’altra? No, no, la costanza è la virtù delle persone da poco…
Ogni bella donna ha il diritto di sedurci, e il vantaggio di essere arrivata prima non deve togliere alle altre il diritto, che tutte giustamente rivendicano, di aspirare al nostro cuore. Dovunque io la trovi, la bellezza mi conquista, e cedo volentieri alla dolce violenza con la quale mi attira. Per quanti obblighi abbia preso, l’amore che ho per una donna non mi induce assolutamente ad essere ingiusto verso le altre; conservo occhi per vedere i meriti di tutte, e concedo a ciascuna quelle attenzioni e quei tributi che la natura rende doverosi.
Comunque sia, non posso rifiutarmi di offrire il mio cuore a ciò che mi par degno d’essere amato: ne avessi diecimila, di cuori, e un bel volto me li chiedesse, tutti li darei! Le simpatie nascenti, in definitiva, hanno un fascino inspiegabile, e tutto il piacere dell’amore è nei suoi mutamenti. Estrema è la dolcezza che si prova nel conquistare, con infiniti complimenti, il cuore di una bella giovane, nell’osservare giorno dopo giorno i progressi ottenuti, nel combattere con ardore, con sospiri e pianti, l’innocente pudore di un’anima che cede l’armi a fatica, nel vincere a poco a poco le sue piccole resistenze e condurla dolcemente là dove vogliamo che giunga.
Ma una volta che la conquista è fatta, non c’è più nulla né da dire né da volere; tutto il bello della passione se n’è fuggito via, e nella tranquillità di quell’amore finiamo per addormentarci, finché un nuovo oggetto non viene a risvegliare il desiderio e a sedurre il nostro cuore con l’attrattiva irresistibile di una conquista da fare. Infine, niente è così dolce come il trionfare sulla resistenza di una bella personcina; ho la stessa ambizione dei conquistatori, che volano perennemente di vittoria in vittoria e non possono certamente limitare l’impeto del loro volere. E quindi nulla può arrestare l’impeto dei miei desideri: ho un cuore che può amare il mondo intero; e come Alessandro vorrei che ci fossero altri mondi, per estendere le mie conquiste amorose.
Narratore ( Ester M. A. D’Agostaro):
Chi mai potrebbe domare colei che intesse il perir dell’uomo con le sue ammalianti arti.
Eccoti:
Miro il tuo flessuoso corpo
Ondeggi leggera
Per ogni velo di color dell’iride
Io dono a te il mio cuore.
Carmen Carmen Carmen
legami
Danza danza ancor
E nel fuoco bruciam il fatale Amore
(Carmen di Bizet a Teatro)
(L’immaginario seduttivo di Carmen è composito ed ha traversato le soglie delle arti: approda al teatro e poi conquista l’onirismo del ventre delle sale cinematografiche. Carmen è bianca ma diventerò anche nera, ka seduzione e l’amore non conosce colore se non quello del cuore rosso fiammeggiante)
Habanera di Bizet
Carmen
L’amore è un uccello ribelle
che nessuno potrà mai addomesticare,
ed è davvero inutile chiamarlo,
se lui preferisce sottrarsi.
Niente lo smuove, minaccia o preghiera,
uno parla bene, l’altro tace;
ed è l’altro che io preferisco:
non ha detto niente, ma mi piace.
L’amore! ecc.
L’amore è un piccolo zingaro,
non ha mai conosciuto legge alcuna:
Se tu non mi ami, io ti amo;
se io ti amo, stai attento a te! ecc.
Coro
Stai attento a te! ecc.
L’amore è un piccolo zingaro, ecc.
Carmen
L’uccello che tu credevi di catturare
con un colpo d’ali è volato via –
l’amore è lontano, tu puoi aspettarlo;
non l’aspetti più, eccolo là!
Tutto intorno a te, veloce veloce,
viene, se ne va, poi torna –
tu credi di tenerlo, lui ti evita,
tu credi di evitarlo, lui ti tiene.
L’amore! ecc.
Narratore ( Ester M. A. D’Agostaro)
Amore muovi il ciclo imperituro della vita e della morte,
scrigno di segreti
Ah quanto è funesto il destino!
Due anime nate nell’ugual dimora
Si abbeverarono alla tua rilucente fonte.
Annegarono la loro innocenza ,
In tua presenza scolpirono su ogni battito del cuore
La loro tragica esistenza.
Lo sguardo indagatore reputò il loro Amore una perversione.
Il sacrificio fu scelto dai due amanti
Le lor favelle sacre grondavano di un sentire
Che non riuscivano a lenire.
Languidi erano gli abbracci
Languide le carezze
le loro labbra disegnavan sui corpi ali di perfezione.
Vivevano l’agognata passione
Quella che non mente
Essa si innalza pura al di là della vile legge di Natura .
Amor li guardava e muto era custode di ogni sussulto.
Di color rubino fu la scelta degli amanti
Con grande sgomento e ripugnanza degli astanti. ,,, E.M.A.D.
(Peccato fosse una sgualdrina venne messa in scena dal grande Visconti a Teatro, i costumi erano di Piero Tosi. Alain Delon e Romy Schneider erano i protagonisti di questo amore fatale che ricalcava in parte la vicenda personale che stavano vivendo in quegli anni, Il loro amore era maledetto così come nella realtà ed avevano il vantaggio di non essere fratelli e superare il dolore dell’incesto ma vi era ben altro. Siate scevri da giudizi, nella vita tutto può accadere le porte di Amore sono tante e varcarne la soglie conduce il nostre essere a vivere esperienze che mettono in gioco dinamiche perverse e di mancanze, bisogni, desideri)
Peccato che fosse una sgualdrina di J. Ford
(qui ho apportato delle modifiche al copione , chi desidera una vera messa in scena come ho già scritto di può rivolgere alla sottoscritta).
GIOVANNI : Se vuoi vedere una bellezza più perfetta di quella che l’arte può comporre o la natura foggiare, guardati nello specchio e contemplaci la tua.
ANNABELLA : Sei proprio un giovane di spirito!
GIOVANNI : Prendi. (Le presenta il suo pugnale.)
ANNABELLA : Per farne cosa?
GIOVANNI : E questo è il mio petto: miraci diritto! Su, lacerami il petto; vi potrai contemplare un cuore dove è scritta la verità che io dico. Perché esiti?
ANNABELLA : parli sul serio?
GIOVANNI : Sì, quanto più seriamente si può. Sei tu incapace di amare?
ANNABELLA : Amare Chi?
GIOVANNI : Me. L’anima mia tormentata ha sofferto negli ardori della morte. Oh, Annabella, sono disfatto! L’amore per te, mia sorella, e la vista della tua immortale bellezza hanno turbato ogni armonia e della mia quiete e della mia vita. Perché dunque non mi colpisci?
ANNABELLA : Vietatelo, miei giusti timori! Se questo è vero, sarebbe meglio fossi io morta.
GIOVANNI : Vero? Annabella, non è questo il momento di scherzare. Troppo a lungo ho soffocato le mie fiamme nascoste, che m’hanno quasi consumato; molte silenziose notti ho trascorso tante in gemiti e sospiri, ripensando tutti i miei pensieri, disprezzando il mio destino, ragionando contro le ragioni del mio amore; ma trovato tutto inutile: è mio destino che tu debba amare o io morire .
ANNABELLA : Parli seriamente?
GIOVANNI : Mi colga sventura e non tardi, se dissimulo qualche cosa.
ANNABELLA : Tu sei mio fratello, Giovanni.
GIOVANNI : Sì, Annabella, sorella mia; lo so. E potrei spiegarti le mie ragioni per cui sento d’amare, proprio per questo. Fu perciò che la saggia natura nel crearti volle farti per prima cosa mia; sarebbe stata altrimenti una colpa e un’indegnità impartire a due anime una sola bellezza. Vicinanza di nascita e di sangue non può che comportare più stretta vicinanza d’affetto. Ho chiesto consiglio alla Santa Chiesa, ed essa mi dice che posso amarti; ed è giusto che, potendo farlo, io lo faccia; e lo farò, sì lo farò. Debbo ora vivere o morire?
ANNABELLA: Vivi. Hai vinto senza nemmeno combattere. Ciò di cui tu volevi persuadermi, il mio cuore soggiogato ha deciso da tempo. Arrossisco nel dirtelo, ma è tempo che io lo dica… Per ogni sospiro che tu hai speso per me io ne ho sospirato dieci; per ogni lacrima io n’ho sparse venti: e non tanto perché amavo, quanto perché non osavo dire che amavo, e quasi nemmeno pensarlo.
GIOVANNI : Fate che questa musica non sia soltanto un sogno, o dei, per pietà, ve ne prego!
ANNABELLA : In ginocchio (s’inginocchia), fratello, per le ceneri stesse di mia madre, questo io ti chiedo: di non darmi in pasto al tuo dileggio o al tuo odio. Amami o uccidimi, fratello.
GIOVANNI In ginocchio (s’inginocchia), sorella, per le ceneri stesse di mia madre, questo io ti chiedo: di non darmi in pasto al tuo dileggio o al tuo odio. Amami o uccidimi sorella.
ANNABELLA: Questa allora è la cara verità?
GIOVANNI : La verità più vera, sì: e spero che lo sia anche per te. Di’: io non mento
ANNABELLA : Posso giurarlo, io.
GIOVANNI : E Anch’io; e per questo bacio (la bacia) e per questo, e per quest’altro ancora… ora alziamoci (si alzano.) Per questo bacio non cambierei un tale istante con l’Eliso. Che facciamo ora?
ANNABELLA : Quello che vuoi.
GIOVANNI : E Allora Vieni: dopo aver versato tante lacrime, impariamo ad amoreggiare con i sorrisi, a baciarci e a dormire insieme. (Escono.)
NARRAZIONE:
BEFFARDO E AMORE FATALE:
ANNABELLA: Addio piaceri, e voi tutti, sterili minuti, nei quali ingannevoli gioie hanno filato lo stame di una vita caduca! Da queste mie vicende io prendo commiato. Tempo prezioso, tu che senza posa corri veloce pel mondo, sofferma qui l’irrequieto corso, concludi il volgere della mia ultima ora, e tramanda alle età ancor non nate la tragedia d’una donna perduta e sventurata. La mia coscienza si erige ora contro la mia lussuria, con accuse incise a caratteri d’infamia e mi dice che io sono perduta: ora io faccio confessione. La bellezza che riveste l’apparenza del volto è maledetta se non è rivestita di virtù. Qui pari ad una tortora reclusa in una muda, senza compagno, io converso con l’aria e con le mura, e sfogo, in vane parole la mia ignominiosa infelicità. Oh Giovanni, che ha depredato le tue stesse virtù e il buon nome della mia onesta, vorrei che tu fossi stato meno schiavo delle stelle che sventuratamente regnavano quando io nacqui. Oh vorrei che il flagello dovuto al mio nero peccato non toccasse te, vorrei soffrire io sola i tormenti d’una fiamma senza remissione ! …
GIOVANNI: E che ! Sei Cambiata in così breve tempo? Ha forse il tuo nuovo signore, gagliardo qual’è, escogitato qualche diversivo ai giochi notturni che nella nostra complicità noi non potevamo conoscere? Ah! È così? O ti viene il capriccio di tradire i voti e giuramenti passati?
ANNABELLA : Perché ti fai beffe della mia sventura, senza renderti conto dell’imminente pericolo in cui ti trovi?
GIOVANNI : Quale pericolo eguaglia a metà soltanto la tua ribellione? Sei una sorella infedele: o sapresti che né la perfidia né qualsiasi tradimento potrebbero tener testa alle mie sopracciglia aggrottate. Io tengo il destino stretto in pugno, e potrei impormi al trascorrere dell’eterno moto del tempo, solo se tu fossi stata un po’ più ferma di un mare quand’è in riflusso. E come? Ora hai in mente di essere onesta? È questo che hai deciso?
ANNABELLA: Fratello, fratello caro, ricorda quello che sono stata, e sappi che ora non c’è che lo spazio e il tempo di un banchetto fra noi e la nostra perdizione. Non perdiamo queste ore preziose in discorsi inutili e vani. Ahimè, queste liete vesti non mi sono state fatte indossare senza una ragione: questa improvvisa solennità non è stata indetta per sperperare denaro; io che sono stata sinora chiusa in questa camera sola, separata dalla mia governante e da ogni altra persona , non per nulla sono ora improvvisamente ridonata alla libertà. Non farti illusioni, fratello, questo banchetto è foriero di morte per te e per me. Renditi conto di questo, preparati a riceverla.
GIOVANNI : E così sia, dunque. I filosofi insegnano che tutto questo globo di terra si consumerà e diventerà cenere in un istante.
ANNABELLA : Anche io ho letto questo ….
GIOVANNI : Ma sarebbe alquanto strano veder bruciare l’acqua; se io potessi credere questo possibile, potrei credere anche all’esistenza del cielo e dell’inferno.
ANNABELLA : Esistono di certo.
GIOVANNI : Sono sogni, sogni! altrimenti in quell’altro mondo noi ci si vedrebbe ancora..
ANNABELLA : Ci rivedremo, sicuro.
GIOVANNI : Tu hai sentito dire questo?
ANNABELLA : Certamente.
GIOVANNI : E credi allora che io ti rivedrò lì? Guardami!. Potremo baciarci, conversare, ridere, fare insieme quel che facciamo qui?
ANNABELLA : Questo non lo so. Ma … fratello, in questo momento, che cosa intendi fare per liberarti dal pericolo? Cerca un qualche modo di metterti in salvo; sono certa che gli invitati sono già venuti.
GIOVANNI : Alza gli occhi, Guardami. Che cosa vedi sul mio viso?
ANNABELLA : Follia, Disperazione, una coscienza turbata, un’anima piena d’affanno.
GIOVANNI : Morte, e un subitaneo furore di ribellione. Ma guarda ancora. Cosa vedi nei miei occhi?
ANNABELLA : Mi sembra che tu pianga.
GIOVANNI E : Appunto : queste sono lacrime di lutto sparse sulla tua tomba; sono le stesse che rigarono le mie guance quando primamente amai e non sapevo ancora parlare d’amore. Vaga Annabella, se ripetessi ora la storia della mia vita, perderemmo solo del tempo. Siano testimoni gli spìriti dell’aria, e ogni altra cosa che esiste al mondo, che giorno e notte, all’aurora e al tramonto, il tributo che il mio cuore ha pagato al sacro amore di Annabella sono state queste lacrime, che lamentano ora la sua morte! Mai fino ad ora aveva la Natura spiegato ogni suo potere per mostrare al mondo una incomparabile bellezza, che in un istante, quasi prima che fosse veduta, gli invidiosi fati reclamarono. Prega, Annabella, prega! Giacché noi dobbiamo separarci; va, immacolata nell’anima, ad occupare un trono d’innocenza e di santità nel cielo. Prega, prega, sorella!
ANNABELLA : Vedo ora, che cosa ti proponi …. angeli benedetti proteggetemi!
GIOVANNI : Ed io dico altrettanto; Baciami. Se i tempi futuri udranno mai del nostro bene così tenace, sebbene forse le leggi della coscienza e delle costumanza umane possano giustamente condannarci, pure solo che essi sappiano del nostro amore cancellerà la colpa che in altri incesti sarebbe aborrita. Su, dammi la mano: con quanta dolcezza scorre la vita in queste vene dal delicato colore! Con quale sicurezza queste palme promettono salute! Ma io potrei biasimare la Natura per questa perfida adulazione … Baciami ancora … perdonami…
ANNABELLA : Con tutto il cuore.
GIOVANNI : Addio!
ANNABELLA : Vuoi andar via?
GIOVANNI : Spegniti, fulgido sole e fa diventare questo mezzogiorno una notte, ché i tuoi raggi dorati non contemplino un evento che renderebbe il loro splendore più fuligginoso che i poeti non fingano il loro Stige che si fingono! Ancora un bacio, sorella.
ANNABELLA : Cosa vuol dire questo?
GIOVANNI . Salvo il tuo onore e ti uccido con un bacio(La pugnala.) E così muori, muori di me, per mano mia! La vendetta è mia; l’onore detta legge all’amore.
ANNABELLA : Oh, fratello, per mano tua!
GIOVANNI : Quando sarai morta darò le mie ragioni per quello che ho fatto; ma perché disputare ora con la tua adorata bellezza – bella perfino nella morte – mi farebbe tremare di aver compiuto un atto di cui tanto mi glorio.
ANNABELLA : Perdonatogli o Cielo,… e a me i miei peccati! Addio, fratello crudele, crudele, c Pietà, gran Dio! Oh, oh! (Muore.)
GIOVANNI È morta, ahimè, anima benedetta! Lo sventurato frutto che nel suo grembo ricevette vita da me, ha avuto da me e culla e tomba. Non devo perdere tempo. Questo triste letto nuziale, queste vesti solenni, l’hanno vista viva e morta.. Soranzo, hai fallito il tuo colpo in questo. Ho prevenuto ormai i tuoi piani ambiziosi, e ho ucciso un amore, per ogni goccia di sangue del qual e avrei impegnato il cuore. Mia dolce Anna- bella, quanto risplendi gloriosamente nelle tue ferite, trionfando sopra l’infamia e l’odio!… Non arretrare, mano coraggiosa, resta forte, mio cuore. E compite con audacia l’ultima mia gesta e la più grande! (La scena si chiude.)
Narratore (Ester M. A. D’Agostaro)
Oscuro è alle volte l’Amor
Il cavalier è preso da una morsa
E l’ardire si trasforma inesorabile in fatale perire
Amore mostra allor la sua potenza ferina
Famelico è il suo ordire
Il fato sa e dorme sopito
Al limite della Morte
Eros accecato cerca E sa che il telo delle Parche
Ha trovato il suo respiro …
Giace inerme il concupito
Il dolore invade la sua Essenza
Oh Amor Fatale …
Fatale l’alma che tira a sé
L’anelito di una scelta infima e senza onore
Ma virtù richiede altro …
Muori! è tale ciò che deve essere!!
Navigherai errante
il tuo timone sarà Inesorabilmente Amore
La lanterna si spenge.
Il buio ti donerà la novella scintilla.
La furia sarà placata
In quel orrendo buio la scintilla risorgerà e risorgerà ancor
Oh Fatale Amore …
(Pausa)
Narratore ( Ester M. A. D’Agostaro)
Vi sono scelte d’Amor che conducono al sacro spirare
Gentili signori e signore
Il vostro cuor fin ora ha sussultato
Per il periglioso fato
Ora è giunto il momento
Di lasciare le acque del tormento
Il destino ci indica un’altra via
E’ Fatal anche questa?
Il riso sarà la nostra guida
Le parole di Amore si vestiranno
Di soave testardaggine
Di ironica e apparente irriverenza.
L’Amore volerà ancor in alto
Risuonerà in melodiose armonie
E sorgeranno altre epifanie!
Donne vezzose che vi muovete sinuose fra pizzi e merletti
coprite giocose i vostri difetti …
Amor promette e non sottomette
Allor care non abbiate paura dell’avvenente bellezza
Alcun di voi hanno il candor di Bianca
Altre sfuggono l’ardire simil a Caterina …
Avete forse paura del potere della parola mendace
Proferita da un uomo audace?
E’ difficile navigar nelle acque perigliose di Amor …
Ecco la vela si dispiega
l’ancora poggia sul mistero dell’incertezza
Gridiam allor gaudenti alla sottomissione
Eterna favola dell’illusione!
Oh amate Donne abbandonate ogni inutile orpello
Frutto dell’agognato anello …
I capricci velano solo antiche ferite di un cuore di bambina abbandonato
Scegliete come Eva il frutto della passione: la Sapienza!
Siate quindi virtuose e ammiccanti per i vostri uomini infanti!
No care Signore,
non è sottomissione
e voi Signori non fraintendete
esser domata è una scelta
è sentirsi una prescelta dell’Amore.
L’Amore è il vero Signore.
Nel gioco del dare e ricevere cade il giogo
Tutto diviene lieve …
E.M.A.D.
La Bisbetica Domata. W. Shakespeare
CATERINA – (Alla Vedova)
Vergognati! Vergognati!
Spiana quella tua fronte corrucciata,
cessa di dardeggiare dai tuoi occhi
sdegnosi sguardi a ferire il tuo sposo,
il tuo signore, il tuo governatore,
il tuo re! Questo modo tuo di fare
macchia la tua bellezza,
come mordono i geli i verdi prati,
e rovina la tua reputazione
come rovinano a primavera
i forti venti i teneri germogli
e non è cosa bella né gentile.
Una donna invasata dalla collera
è simile a una fonte intorbidita,
fangosa, sporca, ripugnante, viscida,
priva d’ogni attrattiva, d’ogni fascino,
cui nessun uomo, per quanto assetato,
si guarderà di accostare le labbra,
o di toccare soltanto una goccia.
L’uomo ch’è tuo marito è il tuo signore,
il tuo custode, la tua stessa vita,
il tuo capo, il tuo re; egli per te,
per la tua cura e il tuo mantenimento
non esita ad esporre il proprio corpo
alle fatiche, in mare come in terra,
a vegliar tra la furia d’uragani,
a restar giorni interi in mezzo al gelo
perché tu te ne stia, salva e sicura,
al buon tepore dentro la tua casa:
da te non esigendo altro tributo
che un po’ d’amore, un viso sorridente
e un’obbedienza convinta e sincera:
assai modesta paga, in verità,
per una sì cospicua obbligazione.
Ogni donna dovrebbe a suo marito
ossequio non diverso
di quel che deve un suddito al suo principe
Se invece ella è testarda, pervicace,
scontrosa, arcigna, acida, riottosa,
disobbediente agli onesti doveri,
che altro è se non una ribelle,
contestatrice stolta, traditrice
dell’amoroso suo sposo e signore?
Provo vergogna io stessa
a veder quanto sciocche sian le donne
a cercare la guerra proprio là
dove dovrebbero cercar la pace,
a brigare per voler dettar legge,
aver supremazia, spadroneggiare,
quando invece son fatte da natura
per amare, servire ed obbedire.
Altrimenti, perché il nostro corpo
sarebbe così delicato e fragile,
e così poco adatto a sopportare
le fatiche ed i triboli del mondo,
se non al fine che la forma esterna
s’armonizzi con la fragilità
del nostro stato e con il nostro cuore?
Su, su, vermi testardi ed incapaci,
come la vostra è stata un tempo grande
la mia protervia, è stato come il vostro
ambizioso il mio cuore
e più del cuore forse l’intelletto,
da farmi sempre pronta a rimbeccare
a parola parola, grinta a grinta.
Ora m’avvedo quanto sian di paglia
le nostre lance, e come paglia deboli
siano le nostre forze, e fragilissima
sia la nostra fragilità di donna,
talché se pur sembriamo valer molto,
in realtà non valiamo un bel niente.
Piegate dunque la vostra alterezza,
ché tanto non vi servirebbe a niente,
e mettete le mani sotto i piedi
del vostro sposo. A quest’atto d’ossequio
la mano mia è pronta,
e a fare quel che lui mi chiederà.
PETRUCCIO – Oh, che brava ragazza!
Vieni, mia Caterina, dammi un bacio.
Narratore – (Ester M. A. D’Agostaro)
Amore indaga gli impulsi del sentire
Necessita or di chiamare al suo cospetto
Colei che va al di là di ogni comun difetto …
Ella è là … attende di apparire
La coltre di polvere
Ha coperto da tempo immemore le sue tracce
Ella ha curve avvolgenti
La Sapienza di Eros la possiede
Dalle onde del passato
Scende, custode del divin segreto..
Sceglie con veemenza
E apparente accondiscendenza …
Da sempre è vituperata
Da un sapere mendace
Ella vuol risorgere simil araba fenice
Diffondere felicità al di là di ogni età
Il suo nome certo conosciamo
È Eva, la conturbante creatura!
Ha dato inizio con il suo sacro corpo del reato
Alla favola del peccato.
Signori e Signore
Siamo certi che questo sia il volere del Fato?
Siamo ordunque sicuri che costei ha decretato la morte del puro Amore?
Eva nella tua presenza assenza
Dicci qual è il vero confine?
Fede, scienza e cuore?
La disputa certamente ha del meraviglioso
Ci è richiesto forse di azzardare una scelta?
Sarebbe simil a provar a far avvizzire ciò che invece imperituro mira a rifiorire.
Ma lor Signori e Signore qui non è d’obbligo mettere alla gogna alcuno
La commedia esige l’ilare irriverenza, non è una penitenza.
Eva ci condurrà nel piacere dell’esistenza
L’Amore allor scoprirà il suo fatale afflato …
Le parole saranno ordite da uomini
Il cui potere regna nella incoerenza
Si dondolano in amenità
E vanno a giudicare chi cela la vera beltà..
Oh tapini sono costoro
Non conoscono il vero Oro …
JACQUES PREVERT, Poesie d’amore (Parma, Guanda 1991).
Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
Cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore così vero
Questo amore così bello
Così felice
Così gioioso
Così irrisorio
Tremante di paura come un bambino quando è buio
Così sicuro di sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che faceva paura
Agli altri
E li faceva parlare e impallidire
Questo amore tenuto d’occhio
Perché noi lo tenevamo d’occhio
Braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
Perché noi l’abbiamo braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
Questo amore tutt’intero
Così vivo ancora
E baciato dal sole
È il tuo amore
È il mio amore
È quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
Che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda viva come l’estate
Sia tu che io possiamo
Andare e tornare possiamo
Dimenticare
E poi riaddormentarci
Svegliarci soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognarci della morte
Ringiovanire
E svegli sorridere ridere
Il nostro amore non si muove
Testardo come un mulo
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Stupido come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
Ci parla senza dire
E io l’ascolto tremando
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me per tutti quelli che si amano
E che si sono amati
Oh sì gli grido
Per te per me per tutti gli altri
Che non conosco
Resta dove sei
Non andartene via
Resta dov’eri un tempo
Resta dove sei
Non muoverti
Non te ne andare
Noi che siamo amati noi t’abbiamo
Dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci morire assiderati
Lontano sempre più lontano
Dove tu vuoi
Dacci un segno di vita
Più tardi, più tardi, di notte
Nella foresta del ricordo
Sorgi improvviso
Tendici la mano
Portaci in salvo.
Atto finale –
Il Narratore ….( Ester M. A. D’Agostaro)
L’Amore ha mostrato i suoi volti.
Impudenti sono coloro che senza il cuore, onore e virtù
bussano alle d’orate porte del Fato.
I corpi di costoro sono stretti da antichi sigilli
fagocitano, predano fatalmente in nome del potere… ma quale potere?
Quello del giudizio che si erge rigidamente infausto, orrorifico esprime e tesse le trame del mero pregiudizio.
Attenzione le morse sono chimere,
le illusioni non sono certo sogni
sono surrogati di antichi bisogni..
L’Amore alberga al di là del buon senso …
Forse è Là che dimora,
ove le parole indossando effimere vesti, aleggiano leggiadre,
raccolgono i fiotti di ferite mai rimarginate,
volteggiano ancora e ancora senza alcuna sosta, disegnano spirali,
cadono giù in picchiata nelle fauci della caverna per poi risalire fulgide,
e quando risorgono di rinnovata chiarezza lasciano echi nella brezza …
Amor ha ri-velato altri segreti
sussurrati a tutti coloro che pazientemente li hanno anelati:
Non siate cavalier serventi o crocerossine o ancora accondiscendenti…
Camminare nel sentiero della vita Necessita già di una gran Sapienza incondizionata.
L’Aspettativa È figlia di una solitudine avvelenata,
Di una relazione soggiogata,
Di una catena arrugginita…
L’agguato ne ha segnato il sortilegio!
Ditemi quante volte nelle fauci dell’aspettativa il tradimento ha trovato il sacrilego compimento?
Se di Amor vi volete nutrire, abbeverare, sognare, allora siate come coppa che accoglie e lama che discerne.
E’ questo Il segreto di Amore?
Cari Signori e Signore, Dame e Cavalieri
Eva, Carmen, Annabella, Caterina E ancor Giovanni,
compagni e compagne di viaggio e cammino,
ciascuno e insieme abbiamo vissuto e viviamo “una scelta”
Amore che sia fatale o no Crea melodie
Amore vive nei riflessi di tramonti che baciano le nuove albe
E’ l’incanto imperituro
Accende e protegge la Grazia di ciascun cuore …
In ciascuno di noi vive un Re e una Regina
Scambia la corona d’Oro e D’Argento
Sugella con il Sacro Verde
Questo ed ogni Momento …
Si infuoca la freccia …
La Via Reale si costella di delizia
Il desio di Amor apre le porte dell’Alchimia
Il Fato sublima le azioni…
Ecco la Magia penetra lo Splendore…
Siate Acqua infuocata …
La vostra e nostra vita sia Fatata
Sotto l’egira della libertà
Aprite il cuore alla Beltà ..
Amore vi condurrà sulle ali della creatività
Una lucente e Nuova Vita Nascerà.